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Glauco e Scilla - Rosa Salvator
(1615-1673)
Scilla trovava riparo sotto l'omonimo scoglio du "Scigghiu" sulla costa calabra, figlia di Forco e Ceto bellisima ninfa in un primo momento, era solita fare il bagno nelle acque dello Stretto sulle coste calabre e qualche volta si spostava su quelle di Zancle (Messina); durante una di queste traversate fu notata da Glauco figlio di Poseidone  dio marino dalle sembianze di un pesce che se ne innamorò all'istante per questo la insegui cercando di portarla via con lui, la ninfa scappo e trovo rifugio riuscendo a nascondersi! Glauco infuriosito si recò sull'isola di Eea a cercare conforto dalla maga Circe chiedendole un filtro d'amore che facesse innamorare Scilla; Circe innamorata di Glauco gli chiese di restar lì accanto a se ma il dio marino rifiutò la proposta! La maga infuriosità per questa sconfitta d'amore volle vendicarsi maledicendo l'avversaria in amore! Decidette così di creare una porzione negativa contro Scilla e recandosi sullo Stretto aspettò che la ninfa entrasse nelle sue acque per versare il malefico liquido!
La Bella Scilla appena entrata in acqua fu accerchiata da sei aggressive teste di cani cercò allora di scappare ed uscire subito dalle acque ma si accorse che i cani erano attaccati alle sue gambe con il collo a forma di serpente da quel momento Scilla fu attorniata da un corpo che non era il suo circondata da queste orribili bestie! Per la vergogna decise di gettarsi subito in acqua e trovare rifugio nelle profondità dello Stretto! Fu così che ogni qualvolta un'imbarcazione osava passarle vicina una delle teste cercava di strappare i marinai e le persone che si trovavano sui ponti delle stesse!
Si dice che Cariddi figlia di Poseidone (il mare) e Gea (la terra) fosse una splendida naiade che con la sua bellezza e quella delle altre ninfe sorvegliava tutte le acque, sin dall'infanzia aveva la fama di essere tormentata da una smisurata voracità a tal punto che durante il passaggio per le acque dello Stretto di Eracle cercò di rubare e divorare i potenti  buoi rossi che lo stesso aveva rubato a Gerione; con tutta la sua forza Eracle difese la mandria ma un animale finì per essere divorato da Cariddi, per questo gesto ignobile Zeus la castigò trasformandola in un enorme mostro dalle sembianze di un orrendo pesce che con una bocca grandissima tre volte al giorno creando dei vortici ingoiava un enorme quantitativo di acqua per poi risputarla; da quel momento in poi il mostro trovò riparo vicino le coste messinesi precisamente nella zona di Capo Peloro!  
I due mostri di SCILLA E CARIDDI verranno citati nel XII Canto dell'ODISSEA di OMERO dove Ulisse arrivato in prossimità dello Stretto preferì affrontare SCILLA facendosi legare all'albero della sua barca e cercare di evitare CARIDDI che lo avrebbe risucchiato con le sue fauci passando più vicino possibile alla terrà ferma

SCILLA E CARIDDI

CARIDDI (Colei che risucchia)
SCILLA (Colei che dilania)